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Rinnovabili obbligatorie per edifici nuovi o ristrutturati

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Per quanto riguarda i consumi, secondo l’ultimo Rapporto Annuale sull’Efficienza Energetica presentato dall’ENEA a fine 2020, in Italia il consumo energetico degli edifici nel 2018 è stato di 32,1 Mtep. La principale fonte energetica in ambito residenziale rimane il gas naturale (50%), così come la climatizzazione si conferma essere il principale fattore che incide sull’assorbimento di energia (70% dei consumi).

Il D.Lgs 28/2011 ha già introdotto l’obbligo di utilizzare fonti rinnovabili nel caso delle nuove costruzioni e delle ristrutturazioni rilevanti. In particolare, l’articolo 11 individua  due casi in cui vige questo obbligo:

  • per le nuove costruzioni
  • e per le ristrutturazioni rilevanti, ossia quando si interviene in modo integrale su un edificio esistente con una superficie utile superiore ai 1.000 metri quadri o quando si procede con opere di demolizione e ricostruzione.

La quota di rinnovabili da installare viene calcolata sulla base del fabbisogno energetico dell’edificio per riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria. La percentuale, dal 2018, era stata fissata pari a 50% nel caso degli edifici privati e 55% per quelli pubblici, con una riduzione del 50% delle quote nel caso di immobili situati in centri storici.

Il D.Lgs 199/2021 ha recepito la Direttiva Europea 2028/2001/UE sulla promozione dell’uso delle rinnovabili e ha alzato le quote previste. A partire dal 13 giugno 2022, infatti, tutti gli edifici privati nuovi o sottoposti a ristrutturazione, dovranno coprire il 60% del proprio fabbisogno con fonti energetiche rinnovabili. Nel caso degli edifici pubblici, invece, si parla del 65%.

Questo per favorire gli obiettivi europei di decarbonizzazione del sistema energetico al 2030 e di completa decarbonizzazione al 2050.

Come si è già introdotto l’obbligo di costruzione di edifici NZEB, ora si dovranno costruire edifici a zero emissione a partire dal 2030 e, nel settore pubblico, dal 2027. L’attenzione è posta anche sul parco immobiliare esistente, che oggi rappresenta la principale fonte di emissione del settore, richiedendo di alzare di almeno una classe energetica il 15% degli edifici in classe G entro il 2030 nel caso dei privati ed entro il 2027 nel caso del pubblico.

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