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Scarico dei fumi. E’ possibile l’uso di sistemi alternativi, ma solo per attività commerciali

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In una sentenza n. 10337 del 17 ottobre 2016, il TAR del Lazio annulla (previa sospensiva), una determina dirigenziale dell’Avvocatura del comune di Roma che imponeva l’ordine di cessazione dell’attività di cucina svolta da un locale per mancanza di canna fumaria (elemento e requisito strutturale obbligatorio ai sensi dell’art. 64 del Reg. di Igiene del Comune di Roma e della norma UNI EN 13779/2008), atta ad espellere i fumi derivanti dalla cottura degli alimenti.

Il locale si era dotato di una cappa di aspirazione a carboni attivi, il cui impianto terminava nel chiostro interno dell’edificio, non facendo convogliare i predetti fumi in apposita canna fumaria prolungata oltre il colmo del tetto del fabbricato.

Secondo l’Avvocatura comunale, questo tipo di impianto aspirazione a carboni attivi presente nel locale, non assicurerebbe la salubrità, ma solo l’abbattimento delle emissioni di odori sgradevoli e l’assenza della canna fumaria arrecherebbe notevoli disagi e danno alla salute, in quanto i fumi di cottura espulsi, vengono immessi in un ambito interno al condominio nel quale prospettano le finestre dell’appartamento posto sopra all’esercizio di ristorazione.

LA SENTENZA

Tuttavia il TAR, pur ribadendo l’obbligo di dotazione dei sistemi di scarico fumi per i locali ristorazione fino al colmo del tetto e facendo riferimento al Reg. Regionale n. 1 del 2009 (in particolare all’art. 12, co. 1), che prevede la possibilità per gli esercizi che operano all’interno di contesti urbani di particolare pregio artistico-architettonico, l’uso alternativo alle canne fumarie di altri strumenti o apparati tecnologici aspiranti e/o filtranti per lo smaltimento dei fumi (nel rispetto della normativa vigente in materia), ha stabilito implicitamente che “è possibile il ricorso all’impiego di sistemi alternativi (e cioè di più moderni ed ecologicamente idonei strumenti o apparati tecnologici per lo smaltimento dei fumi) alla via di fumo tradizionale (canna fumaria), purchè assicuri un’efficienza di rendimento pari o superiore all’impiego della canna fumaria”.

Questi sistemi alternativi per l’abbattimento o lo smaltimento dei fumi, dovranno valutarsi caso per caso, nel rispetto della normativa vigente, compresa quella comunitaria”. in particolare, si richiamano:

  • la UNI EN 15251/2008, recante “Criteri per la progettazione dell’ambiente interno e per la valutazione della prestazione energetica degli edifici, in relazione alla qualità dell’aria interna, all’ambiente termico, all’illuminazione e all’acustica”, applicabile ad abitazioni individuali, condomini, uffici, scuole, ospedali, alberghi e ristoranti, impianti sportivi, edifici ad uso commerciale all’ingrosso e al dettaglio;
  • la UNI EN 13779/2008 (oggi sostituita dalla UNI EN 16798-3:2018) (Requisiti prestazionali dei sistemi per l’edilizia non residenziale), che classifica l’aria nell’ambiente in due categorie, ODA (aria esterna) e IDA (aria interna, quest’ultima suddivisa a sua volta in quattro sottocategorie, fra le quali quella più dannosa per la salute umana comprende anche i fumi derivanti da “cappe aspiranti per uso professionale, piani cottura e scarichi locali di cucine”;

le UNI EN 15239/2008 e UNI EN 15240/2008 entrambe descriventi una metodologia per l’ispezione degli impianti.

IMPIANTI A CARBONI ATTIVI

Per quanto riguarda i sistemi alternativi di cui si parla nel caso in esame, questi impianti a carboni attivi, detti anche “scrubber”, si stanno diffondendo perché consentono l’apertura di un locale anche in zone monumentali o di particolare pregio architettonico che, normalmente, non consentono l’installazione di una canna fumaria esterna tradizionale.

Tuttavia non sono ritenuti molto affidabili, anzi: costano molto, i vapori sono ritenuti da più parti tossici e producono comunque residui tossici che vanno smaltiti.

Un nuovo sistema alternativo con risvolti in ambito condominiale. È recentissima la notizia di un’azienda pugliese che ha prodotto un nuovo sistema per lo scarico dei fumi delle cucine professionali che non necessita di canna fumaria e che prevede, contestualmente, l’immissione di aria trattata negli ambienti di lavoro e la successiva emissione in atmosfera dell`aria esausta dopo il suo filtraggio e trattamento.

Facendo leva sulla determina del capoluogo pugliese (n. 2014/502) che vedrà, a partire dal 2017, non a norma e dunque fuori legge tutte le attività di cucine professionali con sistemi di scarico dei fumi con centraline a carboni attivi, l’azienda ha presentato questo sistema innovativo che lavora su due livelli:

  • immette aria esterna nelle cucine tramite un sistema di filtraggio e purificazione;
  • tratta l’aria esausta delle cucine eliminando impurità, vapori e odori di cottura per mezzo di un estrattore a filtri attivi e la emette in atmosfera dopo l’azione di un abbattitore ad acqua che la rende inodore e a temperatura ambiente (questa emissione può avvenire anche con scarico diretto a parete).

La portata innovativa di questa scoperta avrà un risvolto anche in campo condominiale.

Le classiche canne fumarie erano sono state, fino ad oggi, l’unica soluzione tecnica prevista e accettata per l’emissione di fumi in atmosfera conformemente alle normative. Di conseguenza, la loro installazione, necessitava del nulla osta condominiali. Con questo nuovo sistema, invece, non solo non sarà più alterata l’estetica dell’edificio mediante l’installazione di tubi di scarico in facciata, ma sarà maggiormente tutelata la salute dei condomini in quanto, l’aria esausta estratta dalle cucine, verrà filtrata e purificata.

Fonte: condominioweb.com

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