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Amianto, mezzo milione di risarcimento per l’operaio morto

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Massa: è deceduto dopo aver lavorato al Pignone. L’azienda pagherà 500mila euro agli eredi perché per il giudice la malattia è dovuta all’esposizione

A causa dell’esposizione all’amianto sul posto di lavoro ha contratto una serie di patologie che hanno avuto un ruolo concausale significativo nel progressivo peggioramento delle sue condizioni di salute, fino a condurlo alla morte. È adesso il giudice del lavoro Augusto Lama ha deciso che alla famiglia del defunto dovranno andare 500mila euro a titolo di risarcimento. È questa la storia di Alfonso Ussi, operaio siderurgico morto il 22 luglio 2011, all’età di 72 anni, che aveva lavorato al Nuovo Pignone di Massa dal 1 luglio 1970 al 31 luglio 1992, con mansioni di carpentiere e poi di saldatore nel reparto calderia, «al contatto con materiali contenenti amianto – come si legge nel verdetto – o comunque «in condizioni ambientali in cui sussisteva il rischio di inalazione di fibre di amianto».

Il giudice Lama, con una sentenza di primo grado emessa lo scorso 21 aprile, ha stabilito che la ditta, «a titolo di risarcimento per i danni biologico, esistenziale e morale subiti dal loro defunto congiunto a causa delle malattie professionali», dovrà corrispondere agli eredi Ussi 500mila euro complessivi, così ripartiti: 164mila euro alla vedova, altri 164mila euro a testa a ciascuno dei due figli e 24mila euro al fratello.

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Fonte: Il Tirreno

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