Maura Rossi morì nella sua casa di Botticino nel novembre di cinque anni fa. Nessuna negligenza. Non da parte di chi, quella caldaia, la installò e controllò
Nessuna negligenza. Non da parte di chi, quella caldaia, la installò e controllò. All’origine della tragedia, un intreccio di concause – in primis l’otturazione del foro di ventilazione e la sporcizia sedimentata nello scambiatore di calore – che scagionarono quella che i tecnici definiscono «combustione povera» e imperfetta: niente anidride carbonica, solo monossido di carbonio. Quello che l’11 novembre di cinque anni fa, nel 2012, uccise Maura Rossi, impiegata di 42 anni, nell’appartamento di Botticino in cui viveva.
A processo, per omicidio colposo, sono finiti i due titolari dell’azienda installatrice della caldaia – posizionata nel lontano 1995 – oltre al tecnico che quattro anni prima (era il 21 luglio 2008) mise a verbale l’ultimo controllo sull’impianto dando il via libera. A chiusura del dibattimento il giudice Riccardo Moreschi ha assolto gli imputati «perché il fatto non sussiste»
Fonte: Corriere della Sera