Inizia in Corte d’assise il procedimento affidato al giudice Vernì distaccato da Udine. Attesa la mossa dell’Avvocatura
La certezza l’avremo solo oggi (martedì) alle 9 nell’aula dell’ex Corte d’Assise di Gorizia, ma da quanto trapelava ieri a Palazzo di Giustizia l’avvio del terzo processo per le morti d’amianto potrebbe presentare tra le parti civili anche lo Stato, o per meglio dire l’Avvocatura dello Stato.
Sarebbe un giusto riconoscimento alle 67 vittime del lavoro che costituiscono le parti lese del procedimento al via oggi. Processo che è affidato al giudice Paolo Alessio Vernì, appena distaccato dal Tribunale di Udine su decisione del presidente della Corte d’Appello di Trieste.Parti civili già formalizzate sono la Cgil e l’Associazione esposti amianto più una dozzina di congiunti dei lavoratori dell’Italcantieri asfissiati dall’amianto. A tessere la delicata tela perché lo Stato, al pari di altri analoghi procedimenti sparsi in Italia, si costituisca parte civile è stata la senatrice Laura Fasiolo. «Ho parlato con i massimi vertici del governo – ha spiegato Fasiolo – trovando interlocutori attenti. Vedremo se le questioni tecniche potranno essere superate».
Lo Stato (Avvocatura) processa lo Stato (controllo pubblico di Fincantieri)? Non è così. Sul banco degli imputati ci sono 14 ex direttori e dirigenti dell’Italcantieri. La Fincantieri compare nei processi amianto come responsabile civile (risarcimenti) ma, come è ovvio, non ha alcuna responsabilità su quanto accaduto nel cantiere di Monfalcone dagli anni Sessanta agli anni Ottanta.
Del resto lo Stato si è costituito parte civile in svariati processi penali in materia di esposizione e utilizzo dell’amianto e di altre fattispecie di malattie professionali. Perché non farlo nel caso Monfalcone?
Sulle mancate costituzioni di parte civile nel secondo e terzo processo amianto ci sono molte considerazioni da fare. A parte la scelta della giunta comunale di Monfalcone, maturata proprio un anno fa, di uscire da tutti i processi in cambio dei 140mila euro ottenuti da Fincantieri da destinare alla ricerca sulle cure delle malattie asbesto correlate, non si comprende perché non si costituisca la Regione e tutti i Comuni di residenza delle vittime dell’amianto.
In questo processo i 67 deceduti risiedevano non solo a Monfalcone, ma – per fare alcuni esempi – a Ronchi e a Staranzano. Non ricordiamo alcuna riflessione del comitato per il Sì alla Città comune su questo argomento, il solo davvero che stringe in un’unica tragica morsa le comunità bisiache.
Fonte: Il Piccolo