Uno studio AIEL dimostra che i dati ufficiali su consumi ed emissioni di PM10 prodotte dalla combustione domestica di legna e pellet abbiano lacune e discrepanze. Un’elaborazione ad uso dell’opinione pubblica e della politica, per operare scelte corrette di riqualificazione del parco installato.
Uno studio realizzato da AIEL, l’associazione italiana energia agroforestali, (vedi sotto sintesi) dimostra, attraverso alcune elaborazioni, come i dati ufficiali su consumi ed emissioni di PM10 prodotte dalla combustione domestica di legna e pellet abbiano delle lacune e discrepanze rispetto alla realtà. Aspetti che per AIEL vanno evidenziati soprattutto alla luce dei recenti allarmismi e attacchi verso tutto il settore delle biomasse.
Questi “divari”, secondo l’associazione, vengono confermati anche dal confronto dei dati nazionali con quelli di altri Paesi europei.
AIEL chiarisce che l’obiettivo dello studio non è di scagionare il settore dalle oggettive responsabilità rispetto all’ancora rilevante contributo alle emissioni di PM10, ma di fornire all’opinione pubblica e alla politica una evoluzione più realistica della situazione che, negli ultimi 20 anni, ha caratterizzato sia i consumi sia le emissioni di PM10.
Molte considerazioni sul forte peggioramento della qualità dell’aria in Italia a causa di un vertiginoso aumento dei consumi di legna e pellet non troverebbe in questo analisi alcun riscontro.
Lo stesso si può dire nei confronti dei risultati di recenti studi nazionali in cui sono stati disegnati ipotetici scenari di evoluzione dei consumi e delle emissioni del PM10, da qui al 2030, basati sui dati ufficiali, su serie storiche e ipotesi di turnover tecnologico che – sempre secondo l’associazione – sono molto distanti dalla realtà documentata nello studio, coordinato da Valter Francescato.
Le distorsioni riscontrate nello studio, amplificate dagli organi di informazione, con il supporto dei rappresentanti delle fonti fossili, spiega l’associazione, disorientano i decisori politici e li portano ad assumere provvedimenti che rallentano il turnover tecnologico e la riqualificazione del parco installato, ovvero il processo di miglioramento della qualità dell’aria.
La critica di AIEL è che in questa stagione termica, di grande emergenza, per i continui sforamenti dei valori limite del PM10, si è assistito a scelte di politica energetica e ambientale sbagliate e inefficaci. Un esempio sono gli effimeri provvedimenti «vieta tutto» – che mettono sullo stesso piano un caminetto aperto con una stufa a pellet o a legna di ultima generazione o con una moderna caldaia – che alcuni Comuni stanno intraprendendo, causando ingenti danni, sia alle industrie del settore, che in questi anni hanno fortemente investito in innovazione tecnologica dei prodotti, e che intenderebbero farlo anche in futuro, sia ai cittadini che hanno consapevolmente investito nelle più costose e performanti tecnologie.
Forte la critica di AIEL sull’aumento dell’IVA del pellet, forse sulla spinta di studi commissionati dalle associazioni delle fonti fossili. Una politica che ha comportato ingenti danni sia ai produttori nazionali e ai distributori di pellet certificato, che negli ultimi anni hanno fatto notevoli sforzi economici per certificare volontariamente i propri processi produttivi, sia ai cittadini che consapevolmente e responsabilmente acquistano solo pellet di qualità certificata da organismi terzi.
Scelte politiche paradossali di uno Stato, quello italiano, afferma AIEL, che a differenza di altri Paesi europei non è ancora in grado di rendere cogente la certificazione del pellet che, come hanno dimostrato studi nazionali indipendenti, favorisce la riduzione da 2 fino a 4 volte del Fattore di Emissione (FE) dei generatori domestici a pellet.
Oltre a esporre i risultati delle elaborazioni, AIEL propone di attivare a scala nazionale un tavolo di confronto tra le istituzioni competenti e gli operatori per cercare di costruire serie storiche dei consumi e delle emissioni molto più coerenti, senza le quali non sarà possibile mettere in campo efficaci politiche ambientali ed energetiche per il nostro Paese.
Allo scopo di promuovere e supportare l’efficientamento del settore e una consistente riduzione del suo contributo alla produzione di PM10, l’associzione propone al Governo e alle Regioni 10 concrete misure di riduzione che, se implementate strutturalmente, potrebbero in pochi anni, dimezzare il contributo della combustione residenziale del legno alle emissioni di PM10.