Sto ristrutturando un appartamento, dotato di una caldaia a camera aperta, a tiraggio naturale, che scarica in una canna fumaria collettiva ramificata condominiale. Vorrei sostituire il generatore, ma mi è stato detto che le nuove tecnologie sul mercato non sono adattabili a questo tipo di scarico dei fumi. Come posso procedere? Esiste qualche deroga particolare, vista la situazione?
M.C. – PAVIA
Le regole per lo scarico a parete dei generatori di calore a gas sono state più volte oggetto di riforma negli ultimi anni. L’ultima modifica risale al Dlgs 4 luglio 2014, n. 102, che, a sua volta, ha introdotto nuove previsioni, rispetto a quanto predisposto appena un anno prima dalla legge del 3 agosto 2013, n. 90, e, in precedenza, rispetto a quanto fissato dall’articolo 5, comma 9, del Dpr 412/1993.
Laddove risulti percorribile, la soluzione preferenziale è sempre quella di collegare l’impianto termico al tetto, così da poter scaricare in alto i fumi che derivano dalla combustione. In particolare, la norma ribadisce che «tutti gli impianti termici installati successivamente al 31 agosto 2013 devono essere collegati ad appositi camini, canne fumarie o sistemi di evacuazione dei prodotti della combustione, con sbocco sopra il tetto dell’edificio alla quota prescritta dalla regolamentazione tecnica vigente».
«Tuttavia – puntualizza Giorgio Bighelli, responsabile di e-training, centro di formazione del gruppo Vaillant – la stessa legge prevede una serie di deroghe. A partire, proprio, da quelle per la sostituzione di generatori al servizio di impianti vecchi, collegati a una canna fumaria collettiva ramificata condominiale. Il tutto partendo da una importante premessa: l’intero complesso legislativo si riferisce alla sostituzione di vecchi generatori con caldaie a gas (non sono contemplate altre tipologie, dal gasolio, al pellet alla biomassa) e con una potenza inferiore ai 35 kW».
Partiamo proprio dal caso sottoposto dal quesito. La canna fumaria collettiva è una soluzione presente, in genere, in edifici datati. Anche quando è funzionante e senza problemi di ostruzione, spesso risulta sottodimensionata per lo smaltimento dei fumi dei nuovi apparecchi a gas, molto più efficienti sotto l’aspetto del rendimento energetico. Considerata la situazione, la normativa permette lo scarico a parete e la sostituzione del vecchio generatore con una caldaia a camera stagna, anche non a condensazione, il cui rendimento sia però maggiore di 90 +2 log Pn (parametro definito dal Dpr 59/2009 all’articolo 5, comma 6, lettera a)). «Si tratta di una eccezione importante – sottolinea Alberto Montanini, presidente di Assotermica, associazione nazionale di industrie produttrici di apparecchi e impianti termici e componenti destinati al comfort climatico ambientale – perché in questo caso è la stessa direttiva europea Ecodesign a prevedere una deroga al divieto, scattato lo scorso 26 settembre, di immettere sul mercato del Vecchio Continente caldaie non a condensazione».
Sempre in tema di eccezioni alla direttiva Ecodesign e ai principi generali del Dpr 412/1993, è possibile lo scarico a parete, anche con l’inserimento di una caldaia non a condensazione, nel caso di sostituzione di un preesistente generatore al servizio di un vecchio impianto, purché questo fosse già collegato a parete.
Per ciò che riguarda le sole caldaie a condensazione (a basse emissioni inquinanti), è invece possibile lo scarico a parete quando si interviene su un immobile storico (cioè una unità immobiliare sottoposta a qualche vincolo di tutela, come spesso avviene nei centri storici o in zone antiche o pregevoli), al fine di non modificare l’aspetto del fabbricato. E una eccezione è prevista anche nel caso in cui un progettista abilitato asseveri l’impossibilità tecnica di andare a tetto con lo scarico dei fumi. Esistono situazioni in cui affrontare un collegamento con uno scarico sul tetto risulta un’impresa complicata e anche molto onerosa.
Infine, dal 19 luglio 2014, è ammesso lo scarico a parete per l’installazione di caldaie a condensazione – nell’ambito di ristrutturazioni di impianti termici individuali esistenti, siti in stabili plurifamiliari, qualora nella versione iniziale gli impianti stessi non dispongano già di camini, canne fumarie o sistemi di evacuazione con sbocco sopra il tetto – e nell’ambito dell’installazione di uno o più generatori ibridi compatti, che siano composti almeno da una caldaia a condensazione a gas e da una pompa di calore e dotati di apposita certificazione di prodotto.
È importante non dimenticare che, in tutti i casi, i terminali di scarico dei fumi a parete dovranno essere collocati nel rispetto delle prescrizioni, anche sulle distanze dai fabbricati limitrofi, contenute nelle norme Uni7129, aggiornate il 1° dicembre 2015.
Fonte: Il Sole 24: http://www.espertorisponde.ilsole24ore.com/approfondimenti/2016-01-07/caldaie-richiesto-scarico-tetto.php?refresh_ce=1