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Gestione dei rifiuti contenenti amianto: in un libro l’attività di ricerca dell’Inail

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La pubblicazione – a cura degli esperti del Dit e da alcuni giorni online sul portale dell’Istituto – affronta le problematiche legate alla classificazione di questi materiali altamente pericolosi. L’obiettivo è quello di favorirne il corretto smaltimento e fornire indicazioni operative per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori

ROMA – Classificare i rifiuti contenenti amianto nel modo più appropriato per favorirne il corretto smaltimento e fornire indicazioni operative per tutelare la salute e la sicurezza dei soggetti coinvolti a vario titolo nella gestione di questi rifiuti. Sono i temi affrontati nel volume Classificazione e gestione dei rifiuti contenenti amianto – Istruzioni operative Inail ai fini della tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e degli ambienti di vita disponibile sul portale dell’Istituto e realizzato dai ricercatori del Gruppo amianto e aree ex-estrattive minerarie del dipartimento Innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici. Nel testo è consultabile anche una sezione allegati che raccoglie linee guida e banche dati sull’argomento e una sezione documentale con i principali articoli pubblicati dal Gruppo amianto.

Identificate le 100 tipologie di rifiuti più ricorrenti. “Il volume si presenta come il continuum dell’attività del Dit in materia ed in particolare del testo pubblicato un anno fa, a cura degli stessi ricercatori, dal titolo Mappatura delle discariche che accettano in Italia i rifiuti contenenti amianto e loro capacità di smaltimento passate, presenti e future in cui si fornivano dati, sia su scala regionale che nazionale, in merito allo smaltimento di questi rifiuti presso discariche autorizzate” – segnala Carlo De Petris, responsabile del dipartimento. Una fase estremamente importante perché, se l’amianto è stato bandito in Italia con la legge n.257 del ’92, la stessa legge non impone un obbligo alla dismissione di questa sostanza cancerogena o dei prodotti che la contengono. Ancora oggi, infatti, come si legge nel testo “risultano numerosi i siti contaminati da bonificare con rilevanti quantitativi di rifiuti contenenti amianto da smaltire”. A questo proposito Inail Dit ha identificato le 100 tipologie di rifiuti contenenti amianto più frequentemente gestite nel corso delle attività di bonifica e smaltimento e ad ognuna di queste è stato attribuito il corretto riferimento classificativo, anche a seguito di un approfondito confronto con quanto avviene in Francia, Inghilterra, Svizzera, Olanda, Germania.

Incongruità tra la normativa in materia e la sua applicazione. “L’analisi dei dati finora acquisiti ha messo in luce, in alcuni casi, incongruità significative tra quanto previsto dalla normativa europea e nazionale in materia di smaltimento dei rifiuti contenenti amianto e la sua applicazione reale – sottolinea Federica Paglietti, responsabile scientifico del Gruppo amianto e tra gli autori del libro – Per questa ragione nel libro abbiamo integrato i dati in nostro possesso con ulteriori informazioni in merito alla classificazione dei manufatti contenenti amianto ab origine e ai principali prodotti industriali e relativi settori d’impiego”. Il testo si apre, infatti, con l’individuazione dei principali prodotti contenenti amianto, classificando le diverse tipologie per settore d’impiego e per categorie di riferimento. Vengono, inoltre, evidenziati per ciascuna attività economica i più frequenti utilizzi dei prodotti contenenti amianto e i luoghi dove possono essere più facilmente rinvenuti.

“Fondamentale tutelare i lavoratori e gli ambienti di vita”. In seguito alle attività di bonifica, il prodotto contenente amianto diventa rifiuto e deve essere avviato allo smaltimento. Per far sì che questo avvenga in modo appropriato deve essergli attribuito il corretto codice di smaltimento previsto dal Catalogo europeo dei rifiuti – Cer, elenco istituito dall’Unione europea in cui ai rifiuti, suddivisi in pericolosi e non pericolosi, è attribuito uno specifico codice. L’attribuzione ai rifiuti contenenti amianto dei corretti codici Cer e l’indicazione della tipologia di discarica ove avviarli è fondamentale per tutelare la salute e la sicurezza degli operatori del settore, per esempio gli addetti alle attività di bonifica o coloro che gestiscono i rifiuti negli impianti di smaltimento definitivo. “La corretta attribuzione del codice al rifiuto contenente amianto, consente all’operatore di essere consapevole della tipologia di rifiuto da gestire, di compiere operazioni corrette e utilizzare i dispositivi di protezione individuali appropriati – aggiunge Sergio Malinconico, tra gli autori del testo – Inoltre, in questo modo, si tutelano anche gli ambienti di vita e si evitano smaltimenti impropri o volutamente illegali in siti non idonei ”.

Individuati ulteriori 21 codici applicabili. E proprio analizzando l’attribuzione dei codici Cer ai rifiuti contenenti amianto, gli esperti del Dit hanno riscontrato alcuni problemi. “Dall’analisi del Catalogo europeo è emerso che i codici con la parola amianto all’interno sono soltanto otto: è chiaro quanto sia difficile far rientrare tutti i rifiuti contenenti amianto in un numero così ridotto di codici – precisa Beatrice Conestabile della Staffa, tra gli autori del libro – Attraverso le nostre ricerche abbiamo individuato ulteriori 21 codici Cer applicabili a questi rifiuti, confermati dai dati pervenuti dai gestori delle discariche attualmente operanti sul territorio nazionale e da alcune società di bonifica”. Sulla base dell’esperienza maturata e di un confronto con gli altri Enti scientifici nazionali, “si ritiene opportuno, in casi dubbi o non previsti dal Catalogo europeo, assegnare in via preferenziale un codice la cui definizione contenga la dicitura amianto, piuttosto che far riferimento a codici per rifiuti contenenti o contaminati da sostanze pericolose – osserva Paglietti – Ciò al fine di gestire i rifiuti contenenti amianto in maniera maggiormente cautelativa, conservando l’informazione della presenza di amianto al loro interno”.

 

fonte: INAIL

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