Stando ai dati diffusi dall’organizzazione internazionale Basel Action Network, in Italia, appena il 40% dei RAEE, Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, viene smaltito in maniera adeguata. Questo vuol dire che più di 1 dispositivo su 2, viene gettato nelle comuni discariche una volta ritenuto non più idoneo ad essere utilizzato, immettendo nella terra, nell’acqua e nell’aria tonnellate di metalli pesanti e sostanze tossiche non biodegradabili.
Oltre ad apportare un danno all’ambiente, l’inadeguato smaltimento dei RAEE ha anche degli enormi costi economici, poiché non consente di recuperare quelle materie preziose di cui sono composti questi oggetti, come rame, ferro, alluminio, argento, oro, piombo e mercurio. A volte, inoltre, il dispositivo gettato via potrebbe essere, addirittura, rigenerato e tornare a nuova vita.
Un segmento di mercato in continua crescita, che si stima nel 2020 in Europa varrà oltre 10 miliardi, e consentirebbe di risolvere il problema dello smaltimento dei RAEE. Nonostante i devices rigenerati possano garantire prestazioni equiparabili ai dispositivi nuovi, a fronte di una spesa nettamente inferiore, ancora oggi continuano a trovare delle resistenze tra i consumatori, che temono di incappare in acquisti di breve durata e dubbia efficienza.
fonte – www.techeconomy.it